Sunday, November 25, 2007

Grandi temi piccola coperta



Mentre i grandi temi della vita si affastellano nella mia mente, ho finalmente finito la copertina con gli avanzi iniziata l'anno scorso con l'aiuto di Artisticando & co.
Ho eliminato due o tre buste di avanzi di lana e quindi ho fatto spazio per comprarne altra.





Quale altra attività consente di rilassarsi e contemporaneamente pensare, pensare, pensare?
Se si vuole ovviamente, perchè se non si vuole pensare basta fare un lavoro in cui si deve contare, tipo il filet o i centrini.

Monday, November 19, 2007

L'eco della stampa

L'articolo della Di Gregorio che ho "ritagliato" nel post del sondaggio mi fa tornare in mente che tanti anni fa, quando ho iniziato a lavorare, ed internet non esisteva - per inciso neanche il fax e tantomeno il pc - avevamo un abbonamento con l'Eco della Stampa.
Era una agenzia che inviava i ritagli stampa degli articoli che citavano l'azienda che aveva sottoscritto l'abbonamento.

Io ne ero affascinata: mi immaginavo un enorme stanzone dove decine di persone leggevano giornali e riviste cercando i nomi. E mi chiedevo: ma come fanno a ricordarsi i nomi di tutti quelli che hanno pagato?

Il dubbio mi è rimasto, ma soprattutto la fissa per i ritagli: leggo gli articoli, li ritaglio, li conservo; ma soprattutto li faccio circolare, li fotocopio, ne faccio raccolte, li dedico e chiedo i commenti. Insomma faccio la mia personale rassegna stampa, un po' tatsebao di cinese memoria, con il quale tento di influenzare, con parole molto meglio messe in fila di come non sappia fare io, chi mi sta intorno.

Sono convinta che il 99% di quelli che passo vengano cestinati, ma tant'è, le manie non si possono gestire.
Tapino chi non capisce la poesia del ritaglio.

Sunday, November 18, 2007

Il destino in una "A"

Vi racconto la storia, direttamente collegata al tema del sondaggio, di due ragazzi il cui destino è segnato da una lettera A: Severiano e Severino.

Il primo è alto e bello, diresti che è nato nella culla giusta, il portamento eretto e fiero, attico in centro, frequenta circoli sportivi di alto livello, università giusta, feste giuste, vacanze giuste.

Il secondo pesa cento chili almeno, è un rapper di borgata, casa popolare alla Garbatella della quale è gran frequentatore di muretti, è festa grande con supplì e pizzetta al Panonto, passa l'estate al centro estivo dell'Acea.

Due mondi talmente distanti, hai difficoltà a credere che si tratti di coetanei che vivono nella stessa città.

Si incontreranno mai, se passassero un pomeriggio insieme di cosa parlerebbero, si capirebbero?

Chi dei due avrà una vita più felice?

Friday, November 16, 2007

Nonostante o Grazie?

Il bell'articolo L'infanzia Estrema Crea il Nobel? di Concita De Gregorio su D di Repubblica mi dà lo spunto per un nuovo sondaggio.

Stavolta il tema è serio, e consiglio di leggere l'articolo a tutte le mamme che lavorano piene di sensi di colpa e di inadeguatezza.

l'infanzia estrema CREA IL nobel?

Tuteliamo fin troppo i nostri bambini.
LA STORIA DI CAPECCHI FA RIFLETTERE
di Concita De Gregorio
Senza nulla togliere, per carità di Dio, alle maestre che ci convocano per segnalare che il bambino treenne tra i colori predilige il marrone, segno chiaro di un disagio nascosto. O alle psicologhe di sostegno messe a disposizione dalla scuola, meritoria decisione, che chiamano per segnalare che il ragazzo dovrebbe fare i compiti, "possibilmente accompagnato dalla presenza di un genitore, cosa che gioverebbe moltissimo al maturare di un senso di autonomia responsabile", pazienza se l'orario dei compiti coincide con quello del lavoro dei genitori. Senza dubitare del fatto che "prima di emanciparsi dalla famiglia un ragazzo ha bisogno di sentirsi accettato anche nei suoi limiti, senza inclusione non c'è esclusione possibile", ovvio, non si invita un 24enne ad andare a vivere da solo se prima non gli si è dimostrato quanto sappiamo accettare, a- mare l'immondizia che produce e che marcisce nella sua indifferenza sotto il letto. Del tutto consapevoli che ogni figlio, ne abbiate due, tre, quattro o sette, ha bisogno del suo "tempo di attenzione esclusivo", che prevede attività da fare con lui e lui solo, in assenza dei fratelli, menù differenziati perché quello che non ama il formaggio non si senta sottostimato per via del fatto che oggi c'è la parmigiana, e, nel weekend, programmi di cinema o teatro o gioco studiati secondo l'età (il gioco insieme ai genitori, va da sé, anche la tv si deve guardare insieme e insieme ascoltare la musica, danzarla, ripeterla magari, improvvisando in un meraviglioso creativo gioco). Ecco, seriamente coscienti di tutto questo vorremmo ripercorrere con voi le tappe salienti della biografia del premio Nobel Mario Capecchi, l'uomo che ha "aperto la scatola nera delle cellule staminali", dicono i giornali, per cercare l'origine dell'Alzheimer e del cancro. Capecchi è nato in Italia da una madre che lui definisce bohémienne, un'americana colta, ricca e ribelle, figlia di miliardari americani dotati di vari talenti. Il padre era un ufficiale fascista morto in guerra con l'aviazione di Mussolini. Vive solo con la madre in uno chalet in Alto Adige. Quando ha tre anni e mezzo - tre e mezzo, come il bambino che preferisce il marrone - la mamma viene deportata a Dachau, prigioniera politica. Lui è affidato a dei contadini che prendono in cambio tutti gli averi della madre. Quando i soldi finiscono, lo mettono alla porta. Cinque anni. A cinque anni Capecchi diventa un bambino di strada, vive con "bande di teppisti e altri orfani", mangiando non si sa cosa, dormendo non si sa dove, scampando alla morte e alle malattie non si sa come. L'inverno in Sud Tirolo è anche freddo. Niente complessi multivitaminici per stimolare l'appetito, si suppone. Niente vaccini. Fino a nove anni vagabonda, arriva a Reggio Emilia. Lo ricoverano in ospedale per malnutrizione. In ospedale gli danno, ogni giorno, una tazza di caffè e una crosta di pane per cui non guarisce. "Dormivamo nudi sul materasso". Niente piumini di vere piume atossiche, niente umidificatore dell'aria con gocce di pino. La madre lo ritrova e lo riporta in America. "Non ha mai superato il trauma di Dachau, ha vissuto in un mondo di fantasia fino alla morte". Lei in un mondo di fantasia, lui in una comunità quacchera dove si iscrive alla terza elementare senza essere mai andato a scuola in vita sua e senza ovviamente conoscere la lingua. Sessant'anni dopo il Nobel. Capecchi dice che non sa se il premio sia arrivato "nonostante o grazie alle esperienze della mia infanzia". Non lo sappiamo neanche noi, sarebbe bello avere il tempo di rifletterci, ma oggi pomeriggio prima di andare in ufficio dobbiamo ripassare l'area del trapezio, base maggiore più base minore, eccetera, sperare di trovare "Sommo luminescente" nella bustina quotidiana dei Gormiti perché il piccolo è frustrato dal fatto che gli altri compagni ce l'hanno e lui no, passare dalla scuola di musica a sentire se il corso di coro è adatto alle attitudini vocali del grande o se sia meglio (per lui, naturalmente) spostarlo alla lezione del sabato pomeriggio e addio weekend. Però domenica mattina, chiusi in bagno, ci pensiamo meglio alla faccenda del "nonostante o grazie". Promesso, ci pensiamo.

Sunday, November 11, 2007

Tutti parlano

Domenica di pioggia, tv accesa.
Verso mezzogiorno arrivano le prime stringatissime notizie: tifoso laziale ucciso durante una rissa.
Da questo momento in poi è stato un continuo dibattere e commentare, su fatti che non si conoscevano perchè l'unico comunicato stampa ufficiale , alquanto reticente a dire il vero, è uscito alle cinque.
Nel frattempo ognuno che parlava si faceva il suo film e lo commentava.
Giornalisti e vallette, giocatori arbitri attori, tutti a dire quello che era giusto fare senza avere la pallida idea di quello che era successo e di quello che fuori stava accadendo, se non con notizie riportate da terze persone.

Facile governare un paese, fare il ministro dell'interno, il questore capo, seduti in uno bello studio tv caldo caldo, tutti truccati e con il potere di togliere la linea a chi parla quando vogliono.
E intanto i poliziotti fuori si stavano prendendo le sassate da quelli che cercano solo il pretesto per fare casino.

Ma questi personaggi hanno mai sentito parlare di sospendere il giudizio?

Il top l'ha raggiunto la Paola Perego che di fatto sprizzava violenza da tutti i pori, arrogante, ma è una valletta o una presentatrice o l'hanno fatta pure giornalista?
Bella figura da imbecille quando all'interlocutore telefonico tutta offesa gli ha detto: ma io conosco i fatti perchè è da l'una che leggo le agenzie di stampa. E quello di rimando: forse so qualcosa di più io che da stamattina sono in filo diretto con il questore.

E perchè i giornalisti, tutti indignati perchè non si è deciso di interrompere tutte le partite, hanno trasmesso le telecronache ?
Se pensavano che lo spettacolo dovesse essere interrotto perchè non l'hanno fatto loro?

Perchè per agire, prendere decisioni, assumersi le responsabilità ci vogliono gli attributi giusti.

A parlare sono buoni tutti.

E intanto l'ennesima famiglia di punto in bianco precipita nella tragedia.

Sunday, November 04, 2007

Poncho 2



Se prima di andare a un matrimonio, tutta acchittata e sotto la pioggia, ti fermi alla bancarella della tua spacciatrice di lana e prendi una lana viola e in quattro giorni fai un poncho che pensavi di regalare e invece decidi di tenertelo, e ti fanno male le mani perchè lavorare la lana grossa è veloce ma faticoso, che vuole dire che sei fissata con l'uncinetto?